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L’ego Spirituale e il Potere Guaritore della Nostra Umanità

Viviamo in un mondo in cui la spiritualità è, per molti, un cammino di risveglio, guarigione e trasformazione. Torniamo all’anima, all’essenza, alla luce.
Ma, a volte, in questa nobile ricerca, emerge una forma sottile, quasi invisibile, di ombra: L’Ego Spirituale.

L’ego spirituale è quella parte di noi che, pur sembrando guidata dalla luce, tenta di avvolgere la spiritualità in un alone di superiorità.
È la voce che dice: “Io so di più, quindi sono più risvegliato.”
È la voce che sussurra che chi cammina sul sentiero della coscienza non sbaglia più, non soffre più, non cade più.
È quell’illusione che riveste la spiritualità con orgoglio, confronto e separazione.

Ma l’ego spirituale non è amore. Non è coscienza. È solo una maschera. L’ego spirituale indossa i vestiti della luce, ma separa invece di unire.
Si riconosce quando senti di essere ‘più’ degli altri, invece che parte del tutto. La vera spiritualità è umiltà, non apparenza.

È importante comprendere, con gentilezza e sincerità, che l’ego e l’orgoglio non sono la stessa cosa, anche se hanno radici comuni. L’orgoglio appartiene alla personalità – è quel senso di superiorità visibile, facilmente riconoscibile. L’ego spirituale è più sottile, più astuto – si nasconde dietro a un mantra, a una postura meditativa, a citazioni elevate, al ruolo di “guida” o “terapeuta”. Mentre l’orgoglio dice: “Guarda quanto sono fantastico!”, L’ego spirituale sussurra: “Sono più evoluto di te, perché sono più connesso al divino.”

Ed ecco che nasce una grande trappola: una distorsione profonda del ruolo del terapeuta olistico. Agli occhi degli altri – e a volte anche dentro al terapeuta – nasce l’idea che egli debba essere sempre calmo, perfettamente equilibrato, senza turbamenti, senza cadute, sempre zen, sempre “in alto”, sempre perfetto.

Ma questa è un’aspettativa falsa. Una proiezione. Un’illusione dolorosa.

Il terapeuta è un essere umano.

Un essere umano che sente, che vive, che piange, che si eleva e poi cade.
Che a volte è in pace, altre volte è in tempesta. Un essere umano che si guarda allo specchio e non sempre vede luce – ma che ha il coraggio di rimanere lì, davanti a quello specchio, di non fuggire, di guarire.

Un terapeuta non è d’acciaio. Non è un dio. Non è un avatar perfetto.
È un’anima che ha scelto di trasformare il dolore in ponti di luce.

La vulnerabilità non è debolezza. È autenticità.

Le cadute non sono fallimenti. Sono terre sacre di auto-scoperta.
I giorni “non allineati” non sono regressi. Sono opportunità per vedere con maggiore chiarezza.

La forza di un essere davvero risvegliato non risiede nella perfezione, ma nell’accettazione. Nel sapersi osservare con sincerità. Nel guardare il caos interiore senza giudizio. Nel trasformare ogni ferita in un altare. Nel saper dire: “Oggi non posso essere luce per gli altri, perché sto cercando di essere luce per me stesso.”

Questa non è debolezza. È coraggio. È umanità. È guarigione.

L’ego spirituale vorrà convincerti che devi essere impeccabile, ma l’anima ti sussurra un’altra verità:
Sii umano. Sii sincero. Sii vivo.

Perché è lì, nell’imperfezione, che si trova la tua vera perfezione. Lì si trova la guarigione. Lì si trova il miracolo.

Le cadute sono una benedizione.

Perché ti mostrano ciò che ancora hai da vedere, da perdonare, da amare in te.
Non sono punti finali.  Sono porte. Sono rampe di lancio verso una versione ancora più autentica di te e in questo risiede la vera spiritualità: non nell’essere intoccabili, ma nell’essere profondamente toccati dalla vita e scegliere comunque di amare.

L’ego spirituale nasce quando la spiritualità diventa identità, quando invece di aprirci al Tutto, ci sentiamo “più evoluti”, “più puri” o “più consapevoli” degli altri. È il paradosso della luce che separa, invece di unire.

Come evitarlo?

  1. Umiltà radicale: Ricorda che siamo sempre allievi, mai arrivati. Anche il maestro impara.
    2. Auto-osservazione sincera: Chiediti spesso “Perché faccio questo? Per Amore o per essere visto?”
    3. Contatto con la vulnerabilità: Abbraccia i tuoi momenti di dubbio e fragilità — sono medicina per l’ego.
    4. Cerchi autentici: Stai vicino a persone che ti rispecchiano con amore ma senza adulazione.
    5. Preghiera o silenzio quotidiano: Uno spazio dove l’anima parla e l’ego tace.

 

Non dimenticare mai che la vera luce è invisibile.
Quando sei davvero connesso, non hai più bisogno di dimostrarlo a nessuno.

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